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Istruire guide alpine mestiere difficile

Lettera da una Guida alpina Istruttore non più in attività al Presidente Conagai

Il mestiere di guida alpina è sicuramente uno dei più difficili che conosca; il compito di Istruttore delle guide alpine ancora di più!

Alcune sere fa sono stato invitato a una sorta di festa fra colleghi istruttori (per me ex colleghi), dove ho incontrato dopo più di 10 anni di assenza assoluta dal loro mondo, tanti amici e anche tante facce nuove di giovani istruttori.

Mi sono ritrovato immediatamente immerso in situazioni che conoscevo bene e mi è venuta voglia di scrivere queste righe per cercare di comunicare un messaggio che nel corso della concitata serata non sono riuscito a trasmettere (anche per l’elevato tasso alcolico che avevo raggiunto ancor prima delle 17!).

Della mia esperienza di istruttore ho bellissimi ricordi e anche qualche dubbio che mi è rimasto dentro e sul quale ancora oggi dopo tanti anni continuo a rimuginare.

Primo dubbio riguarda l’impegno pressoché totale che avevo richiesto ai miei colleghi per cercare di introdurre nella formazione la didattica e la preparazione a una guida alpina Maestro di alpinismo a 360 °, facendo così ho perso per strada alcuni amici e ho rotto infinitamente le balle ad altri che sono rimasti legati al progetto. Li ricordo tutti e li ringrazio tantissimo, nello stesso tempo sono rimasto molto contento nel vedere che su quel progetto si sta andando avanti nella direzione giusta e si sono fatti importanti passi avanti con la partecipazione di tanti colleghi di Collegi che ne erano rimasti, in precedenza, diciamo distaccati. Altro che casta! Un lavoro enorme e di prospettiva! Guardare una montagna per noi guide alpine è un’arte, insegnare a un giovane a guardarla con gli stessi occhi richiede una passione smisurata che non tutti hanno!

Il secondo dubbio sta nell’aver trasmesso la passione per il mestiere di guida alpina in maniera troppo forte spingendo gli allievi a scelte troppo radicali, abbandonando le opportunità lavorative che garantivano loro una situazione economica favorevole, e talvolta obbligandoli poi ad anni difficili e situazioni anche affettive complicate.

 

Ancora una considerazione: fare l’istruttore checché se ne dica non è trasmettere e valutare solo questioni di capacità tecnica e didattica, ma è andare oltre conoscere gli allievi a tal punto per capire se in ognuno di loro brucia quell’ X FACTOR che li renderà vere guide alpine!

Non tutti gli istruttori hanno questa capacità e di quelli che conosco io, ce ne sono solo 2 veramente incredibili in questo: a loro basta uno sguardo , poche parole , due movimenti per capire se questo X FACTOR c’è o no, se l’allievo diventerà una guida che riuscirà nella professione o rimarrà magari solo con un titolo in mano e nulla più.

Sì, perché fare bene la guida alpina è molto difficile, basti pensare alla responsabilità totale e unica di tutte le persone (mi piace chiamarli colleghi d’avventura) che scelgono di essere guidate in un percorso di conoscenza della montagna. Una brava Guida Alpina deve anche avere la capacità di trasmettere un entusiasmo, una passione per la montagna, senza limitarsi al solo un accompagnamento tecnico e la disponibilità a trascorrere ore a chiacchierare raccontando storie di montagna, dei propri colleghi veci, di come si viveva quando fare la guida alpina voleva dire portare a casa una vacca per la famiglia!! 

Come se non bastasse al giorno d’oggi il mestiere di guida alpina è in continua evoluzione e che necessità una ulteriore riflessione da parte degli istruttori nel fornire idee e suggerimenti adeguati al nuovo mercato, fatto più di gruppi che di singoli clienti, di proposte soft piuttosto che di salite impegnative, di viaggi ecc.

 

Ancora un grazie di cuore a questo gruppo di istruttori per tutto quello che mi hanno insegnato e per la festa passata insieme !

Mauri

 

In foto partendo da sinistra: Maurizio Gallo, Fausto De Stefani e Cesare Cesa Bianchi.