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In Valle d’Aosta la legge è stata efficace.

AOSTA — “Da quando gli interventi non sanitari sono diventati a pagamento, si è arrestata la crescita esponenziale dei soccorsi che stavamo verificando da alcuni anni. Credo che l’obiettivo originale, che era quello di tutelare i soccorritori e non disperdere risorse importanti, sia stato pienamente raggiunto”. Questa l’opinione di Adriano Favre, direttore del Soccorso alpino valdostano a cui abbiamo chiesto un parere in merito alla questione dei soccorsi in montagna a pagamento in situazioni non di effettiva emergenza. In Valle d’Aosta il provvedimento è in vigore già dal 2007.

In Valle d’Aosta il soccorso in montagna è a pagamento quando non strettamente necessario. Che che conseguenze ci sono state rispetto al passato?
Da quando i soccorsi non sanitari sono diventati a pagamento, si è arrestata completamente la crescita esponenziale dei soccorsi che stavamo verificando da alcuni anni. Penso a una serie di interventi che facevamo su determinate vie alpinistiche, sulle quali c’è copertura telefonica: ci trovavamo a dover fare dei recuperi estremamente tecnici e rischiosi per persone che erano semplicemente stanche o addirittura sceglievano quel tipo di salita già con la mezza idea di tornare in “taxi”. Questo innanzitutto a tutela degli equipaggi, ma anche per non distogliere delle risorse per soccorsi a persone che ne hanno veramente bisogno. Perciò noi ne abbiamo fatto una valutazione decisamente positiva di questa iniziativa presa a suo tempo.

Sono tanti gli interventi a pagamento che svolgete oggi?
Teniamo conto che tutti i soccorsi che vengono fatti agli stranieri sono a pagamento, anche quelli sanitari. Poi grazie alle assicurazioni personali o ai meccanismi che intercorrono tra i diversi Paesi vengono compensati. I soccorsi immotivati non sono tantissimi: diciamo 50 o 60 sul totale di un migliaio di interventi in un anno. E non abbiamo neanche riscontrato contrindicazioni palesate inizialmente da qualcuno che temeva che il pagamento dei soccorsi potesse avere contraccolpi dal punto di vista dell’immagine turistica. Questo non è successo. Credo che l’obiettivo originale, che era quello di tutelare i soccorritori e non disperdere risorse importanti, sia stato pienamente raggiunto.

Quanto si paga il recupero in elicottero?
Il costo del soccorso immotivato arriva a 137 euro al minuto. Viene considerato il costo della macchina più l’equipaggio, quindi il personale medico e i tecnici di elisoccorso. Però esiste un tetto massimo: l’intervento non può superare i 3500 euro a persona. 

In quali circostanze si paga?
Quando non c’è assolutamente nulla di sanitario, quando la persona soccorsa non ha bisogno di intervento medico, perché in quel caso viene tutelato dal servizio sanitario italiano. Se ci si fa male non si paga mai, almeno parlando dei cittadini italiani.

E in caso vengano rilevate all’origine imperizia o imprudenza?
Quelli sono gli interventi immotivati, ma anche in quel caso se c’è il danno fisico non si paga.

Tra chi non è d’accordo al pagamento dei soccorsi, c’è chi sostiene che questo provvedimento in situazioni di reale difficoltà spinga le persone a non chiamare il soccorso fino all’ultimo, per paura di pagare cifre onerose, aggravando così la propria situazione. Cosa ne pensa?
No, noi non abbiamo mai avuto questa percezione. Di fatto le persone cercano di farsi togliere dai guai e chiedono l’intervento, dopo affrontano il problema economico. Quello che si può dire però è che nonostante tutto ci sono tante insolvenze, soprattutto nel caso di persone che risiedono all’estero. Ma questo è un altro paio di maniche.

fonte:montagna.tv

 



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