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Monte Bianco: molti sprovveduti, serve più educazione e più informazione

Comunicato stampa n. 13 del 24/08/2018

Guide alpine prese a pugni e maltrattate per aver dato consigli di buon senso e sicurezza a chi dal rifugio al ghiacciaio non sa comportarsi. Gli ultimi episodi verificatisi sul versante francese del Monte Bianco riaprono l’annuale dibattito sulla frequentazione delle alte quote, sempre più bazzicate da persone impreparate e inconsapevoli dei rischi del terreno su cui si muovono. Sul versante italiano del Monte Bianco non si annoverano casi gravi quanto quelli avvenuti sul lato opposto della montagna, e tuttavia c’è poco da rallegrarsi: troppi gli sprovveduti, i falsi professionisti, troppe le leggerezze. Le Guide alpine italiane avvisano: servono più informazione sulle condizioni della montagna e più educazione alla montagna.

Gli impianti di risalita che portano molto in alto, il progressivo addomesticamento di ogni tipo di spazio naturale, la mancanza di cultura e la presunzione di poter imparare tutto col fai da te. Le ragioni della cattiva frequentazione delle alte quote possono essere tante e il rischio che la montagna sia vista come accessibile a tutti sempre e comunque, anche a gente impreparata, è spesso reale. Succede sul versante francese del Monte Bianco e in parte anche su quello italiano.

“La frequentazione della via italiana che arriva in vetta al Monte Bianco non tocca certo i numeri di quella francese che sale dal rifugio del Goûter – spiega Pietro Giglio, presidente del Collegio Regionale Unione Valdostana Guide Alta Montagna -, è molto inferiore e quindi abbiamo meno problematiche del versante francese, dove oltretutto esistono anche impianti di risalita, dal trenino alle funivie, che facilitano enormemente l’accesso all’alta quota. Per salire dal versante italiano del Monte Bianco bisogna camminare molto e quindi il percorso seleziona di per sé i frequentatori. Tuttavia casi di frequentazione dei ghiacciai da parte di sprovveduti che arrivano in scarpe da ginnastica e salgono non adeguatamente vestiti o soprattutto slegati ne constatiamo molti, tanto che penso che esista un “santo protettore degli sprovveduti”, visto che gli incidenti sono decisamente inferiori al numero degli episodi di frequentazione impropria dei ghiacciai. Eppure gli avvisi ci sono e inoltre la Società delle Guide di Courmayeur ha recentemente aperto alla partenza della Sky Way un punto informativo per consigliare il corretto comportamento da tenere sul ghiacciaio. Lì è anche possibile richiedere l’assistenza di una Guida alpina per recarsi sul ghiacciaio stesso in completa sicurezza . Purtroppo gli avvisi e la possibilità di avvalersi di un professionista della montagna vengono troppo spesso trascurati”.

La frequentazione impropria comincia appunto dall’equipaggiamento e dal vestiario, che pure dovrebbero essere l’abc, la base della preparazione di chi va in montagna.

“Bisogna anche dire che il gran caldo a cui siamo soggetti purtroppo fa erroneamente pensare che non sia necessario un abbigliamento adatto ad andare in quota – spiega ancora Giglio -, per cui si vedono persone che si presentano in pantaloncini corti e scarpe da ginnastica. Ben diversa è invece la conoscenza dell’attrezzatura specifica che serve a frequentare la montagna. Di solito gli alpinisti queste cose le conoscono, che poi mettano in atto gli accorgimenti necessari ad evitare gli incidenti quando le condizioni non sono le più idonee, questa è tutta un’altra cosa”.

Il caldo poi non solo inganna i meno preparati, ma agisce anche sulle montagne stesse. I cambiamenti climatici infatti, sono responsabili di un mutamento delle condizioni delle montagne, in termini di quantità di innevamento, di fusione dei ghiacciai ma anche di stabilità della roccia e dei pendii che da secoli gli alpinisti salgono per andare in cima ai monti. E questi cambiamenti, di cui chi frequenta le alte quote deve tenere conto, si riscontrano da un anno all’altro e in misura più o meno regolare anche tra l’inizio e la fine della stagione, con una tendenza al peggioramento.

 “Attualmente la situazione del versante italiano del Monte Bianco, per quanto riguarda la salita dal rifugio Gonella lungo la via classica che utilizzano le Guide di Courmayeur, non è delle più rosee – spiega infatti Pietro Giglio -. Soprattutto andando avanti con la stagione, le condizioni del ghiacciaio diventano sempre più problematiche anche se le Guide alpine valdostane vigilano costantemente. I mutamenti climatici stanno cambiando molte le cose, fino a 30 anni fa c’erano delle condizioni delle montagne che adesso non ci sono più: l’aumento della temperatura atmosferica oltre a fondere i ghiacciai mette in pericolo anche il permafrost quindi anche itinerari rocciosi, che un tempo venivano considerati più che sicuri, adesso lo sono molto meno”.

Le Guide alpine italiane sottolineano che la chiave di volta per uscire da queste situazioni è la conoscenza. È necessario puntare su una maggiore diffusione dellacultura della montagna e sull’accesso all’informazione corretta e attendibile.

La prima cosa è l’informazione – conclude infatti il presidente delle Guide alpine valdostane -. Per un pubblico più generale l’informazione settoriale sulle condizioni delle montagne non è così facile da raggiungere, quasi non ne conoscono l’esistenza. Ci sono però siti delle società delle Guide, della Fondazione Montagna Sicura, i siti meteorologici della Regione e di altre organizzazioni. Bisogna assolutamente informarsi perché la montagna è un terreno d’avventura nel quale il rischio esiste. A questo proposito le Guide alpine, sia come singoli professionisti e sia come istituzione, si stanno adoperando per diffondere una cultura della montagna che comprenda anche la valutazione e la gestione dei rischi insiti in ambiente potenzialmente ostile”.

 

Foto Unione Valdostana Guide Alta Montagna